Wednesday, September 1, 2010

26 agosto 2010 su Korr..

Ritornata alla casa base, alla “normalità”, dopo 15 ore di viaggio attraversando savana, cittadelle, passando tra sabbia, campi di banani, di pomodori, di patate, di arance, di papaya; attraversando zone di pioggia e zone di caldo infernale, ritornando dal nord del kenya al centro...e apprezzo un bel piatto come cena.









E mi metto a pensare che ho lasciato ragazze samburu che a 9 anni sono già mogli, prima ancora di diventare donne; 20enni che magari hanno già tre bambini; 15enni che sono date in sposa a 70enni; ragazzi che dopo aver messo incinta una ragazza, pagando 2.000 Ksh –scellini kenyani- (equivalente di 20 euro) alla famiglia si sono tolti un “peso dalla coscienza” ed il caso è risolto. Ragazze che non finiscono nemmeno la scuola primaria perchè costrette a sposarsi. Tribù dove lo scopo è solo quello di procreare.

No lavoro..ci sono famiglie in cui neanche il padre lavora, ma continuano a fare figli. Non hanno un letto su cui dormire, ma ogni anno la moglie aspetta un bambino. E questo per cultura, tradizioni, mentalità, che in Korr (uno dei tanti posti del Kenya settentrionale) sono vive più che mai, essendo isolati dal mondo sia fisicamente che volontariamente: senza spostarsi, senza andare in città, a scuola, al lavoro (il loro lavoro è curare i greggi). Bambini, uomini, donne, anziani che non si lavano..mancanza d’acqua? Sicuramente.. mancanza di una semplice saponetta? Forse.

















Lascio strade e paesaggio dove il camminare a piedi nudi è solo una cosa meravigliosa. Lascio bambini che di ciabatte non ne vogliono sapere. Lascio un posto dove non cresce frutta, nè verdura, per l’aridità e il troppo caldo. Lascio un posto a cui servirebbe un pò di pioggia. Lascio un posto nel mondo isolato dal mondo...



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