Wednesday, September 1, 2010

25 agosto 2010 KORR..

Domenica 22 agosto apertura della Don Bosco Youth Feast, con messa celebrata da Kihara -vescovo di Embu- (con il quale abbiamo cenato la sera del sabato, fatto colazione e pranzato domenca), accompagnata da tamburelli, bonghi e danze..con canti che possono durare un’eternità (se il vescovo non fa segno di abbreviare al ragazzo che dirige il coro) e ragazzine che ballano. La chiesa piena di bambini, di mamme, di mamme samburu nei loro abiti tipici (che sono quelli di tutti i giorni), di uomini e di giovani che parteciperanno a questa settimana di giochi, serate e tornei. Al pomeriggio apertura della settimana con danze, canti e balli fatti dalle diverse squadre (con premio alla migliore).



MARSABIT.. E lunedì dopo messa partiti, destinazione: Marsabit. Nelle vicinanze di Korr la strada era ancora sabbia ed eravamo 5 in macchina, quindi tragitto accettabile, avendo la possibilità di dormire un pò. Da Logo Logo invece la strada ha iniziato ad essere un unico massaggio: piena di sassi e buche. Capendo quanto sia difficile la comunicazione, date le strade. Fr.Mwongi lascia me, Suzanne e John (un masai vestito con abiti occidentali) allo Shrine, un edificio nel quale è rappresentato vecchio e nuovo testamento attraverso dipinti dei principali avvenimenti biblici. Personaggi e ambienti tutti africani, per rendere gli avvenimenti più realistici e più vicini alla gente del posto.



Dopo aver riposato per 3 ore senza però toccare cibo, Fr: Mwongi ci passa a prendere, passiamo a salutare il vescovo e ci dirigiamo verso Marzabit. E qui inizia l’avventura... strade piene di buche, che per attraversarle ci vuole il doppio del tempo e sulle quali ci accorgiamo di aver perso la valigia di Sister Regina, suora salesiana che eravamo appena andati a prendere (fortunatamente ce ne rendiamo conto prima che un gruppetto di persone, giàfiondatosi sulla valigia, ne rubasse il contenuto): ciò che non riesco ancora a spiegarmi è COME..non c’erano buchi sotto la macchina nè si è rotto il vetro posteriore. L’unica spiegazione può essere data dal fatto che lo sportello posteriore ha subito un contraccolpo causa crateri sulla strada, si è aperto, la valigia è caduta e si è richiuso immendiatamente. Sta di fatto che resta tuttora un mistero.


Arriviamo in “centro-città” e a piedi ci dirigiamo verso un bar, sedendoci all’aperto. E da questo momento non è passato un minuto che non mi sentissi uno sguardo addosso.. mentre Fr.Mwongi e John sono anati per tre ore a cercare di aggiustare la macchina (scopriamo poi che hanno peggiorato la situazione, visto che la porta posteriore non si riusciva a chiudere e per di più si sono bruciati tutti i fari..), a prendere i medicinali per il dispensary, a prendere la frutta (desiderata per dieci giorni, dato che alla missione, non c’è possibilità che cresca nula e le difficoltà per farla arrivare sono innumerevoli), io e Mama Suzanne siamo rimaste sole: due mzungus che parlano, donne e sole..una delle quali poco più che vent’enne..il massimo! E non passava persona che non fissasse. Perchè non era un semplice sguardo; era invadente, fastidiosamente penetrante. Come se fossimo “animali da circo”. Marzabit, cittadella prevalentemente musulmana, ad un tratto è invasa dal risuonare delle preghiere provenienti dalla moschea, mentre prosegue il Ramaddam. E per mezz’ora continuava a passare solo la cameriera. Quando Suzanne è andata poi a ordinare, era come se improvvisamente mi fossi trasformata in fiore, con tutte le api che girano attorno: avvicinarsi improvviso di uomini e ragazzi, con il mio sguardo che fissava per terra o il bicchiere di coca, evitando di incrociare sguardi, timorosa dei loro pensieri. E avrei voluto volentieri essere nera, diventare trasparente, essere coperta da un telo..pur di non essere fissata. Mentre sempre più uomini erano ubriachi, il cibo, Fr.Mwongi e John non arrivavano.


Alle 9,30, più tranquille con i due uomini, dopo aver mangiato, partiamo per ritornare a Korr. Ci aspettano circa 100 km su quelle strade, al buio...e con la macchina semirotta. Cose che solo in Africa possono succedere. Passare un controllo senza che la polizia chiedesse il motivo della presenza di 7 persone in una jeep da 6 o del perchè le luci non fossero accese; fermarsi ogni mezz’ora a richiudere con le funi lo sportello posteriore della jeep perchè si apre improvvisamente con il rischio di perdere scatoloni di frutta (..dopo dieci giorni vedo banane e arance), medicinali e bagagli; viaggiare sospesa tra i sedili anteriori e posteriori, con solo un terzo del sedere appoggiato (perchè più giovane e più magra di tutti, mi tocca la posizione più scomoda); viaggiare con le frecce di emergenza, una torcia puntata per far luce sulla strada (sia abbaglianti che luci sono bruciati); percorrere 100 km dalle 9,30 di sera, in mezzo alla savana, su una strada che strada non è, illuminati e rischiarati solo dalla luce della luna piena (fortuna che c’era) e arrivare a casa alle 2 di notte, scaricando un barile di benzina prima di andare a dormire...viaggiare con la testa appoggiata sullo schienale del sedile davanti, sballottata per 4 ore con un mal di testa da voler dormire immediatamente.. questi i viaggi in Korr.


E ad ogni fermata, mentre gli uomini erano intenti a bloccare nel migliore dei modi il baule (invano, perchè si riapriva ogni volta) rendermi conto di quanto fosse inverosimile la situazione. E pensavo che quando l’avrei raccontato non sarebbe stato come viverlo. Magari neanche immaginato..perchè la realtà non è mai come il pensiero.


DON BOSCO YOUTH FEAST.. Iniziata la settimana dei giovani, capita che li osservi mentre giocano a calcio o a basket, osservando quando sorridono, corrono per tentare di fare goal o canestro. Aiutando poi Fr.Antimi ad addobbare l’auditorium perchè da solo.

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