Tuesday, August 31, 2010

21 agosto 2010 KORR...

Ieri visitato Martha al mattino e Mama Antonio al pomeriggio (dopo la siesta obbligata dopo pranzo dall’1pm alle 4pm per il troppo caldo)..tempo di chiacchiere, stare coi bambini, fare foto, vedere i loro voti di scuola e le loro scelte future; apprezzare il trasferimento delle due mamme dalle manyattas ad una casa in cemento e gioire per la loro felicità.



LENGIMA MASS..


Stamattina h.7am pronti per andare a celebrare messa nel villaggio di Lengima con Fr.John e Suzanne. A turno i bambini suonavano la “campana” per avvisare dell’inizio della messa: campana era lo scheletro di una ruota di land rover arrugginito.

Partecipata da 70 bimbetti la cui età media era di 8 anni. I più grandicelli hanno iniziato ad intonare i canti e a suonare i tamburelli; oltre ai bambini assistevano alla messa due uomini ed un gruppetto di mamme.

L’entusiasmo con il quale cantavano e suonavano lasciava che i gridolini si trasformassero in canto. Ed esplodeva la gioia. Ai ragazzini più grandi si univano i bimbettini che battevano le mani sperando di seguire il ritmo, invano. A causa poi della presenza di due mzungus, Fr.John ha avuto un gran da fare per farli restare attenti; gli occhioni erano puntati su di noi, per osservare qualunque cosa dicevamo, facevamo o come muovevamo le dita..a volte era quasi imbarazzante sentirsi cento occhietti addosso! Fuori da messa, altri 3 samburu (non guerrieri) hanno chiesto un passaggio; in una macchina c’erano nazionalità Kenyane, Italiana, Belga..


Per raggiungere Lengima, come per spostarsi verso ogni altra parte, è sempre un’impresa: strade di sabbia che hanno buche fatte dalla pioggia, sassi grandi, piccoli, alberi con spine che se hai il finestrino abbassato, oltre a respirare sabbia, rischi anche di graffiarti. Strade lunghe, infinite e sempre dritte. Percorrere per ore strade senza incrociare macchine, imbattendosi soltanto in struzzi, cammelli, antilopi, volpi o lepri. E se dovesse bucarsi la ruota, cosa succederebbe? Per ore attendere che passi qualcuno.. alone in the desert. È difficile pensarlo quando si è abituati a vedere strade asfaltate e trafficate, incroci, semafori, piste ciclabili. Poi realizzi che ci sono anche lunghe strade senza semafori nè marciapiedi, ma solo con terra di fianco; ti imbatti successivamente in strade non asfaltate ma percorribili senza distruggersi la testa o il sedere, in mezzo alla rossa terra. E pensi che non ci possano essere strade peggiori: è solo terra...e invece no. Settimana scorsa finisco su strade “asfaltate” distrutte da buche che si interrompono per diventare strade senza indicazioni, ad una “corsia”(se così si può chiamare un sentiero percorso da sole jeep..le macchine non arriverebbero nemmeno all’ingresso della savana), con sabbia e in mezzo al deserto, dove i soli cespugli hanno le spine. Non è mai la fine...c’è sempre qualcosa che viene dopo. C’è sempre qualcosa che è peggio. C’è sempre qualcosa che è più in mezzo al vuoto.


GURNITH..
Appena ritornati a casa Fr.John ci avvisa che un’ora dopo saremmo ripartiti per andare a prendere i ragazzi delle varie manyattas per l’inizio della Don Bosco Youth Feast. Un’altra avventura. Dopo aver mangiato due piatti di spaghetti (preparati solo per me) partiamo con il lorry: un grande camion aperto che avrebbe trasportato i ragazzi fino alla missione. In tre partiamo verso Gurnith; circa un’ora e mezza di viaggio, arrivando a destinazione nel piazzale della chiesetta: è il segnale che tutti i senior (ragazzi/e dai 15 anni in su) devono prepararsi per la partenza. Caricate borse, sacchetti e zaini, iniziano a salire i ragazzi, arrampicandosi sul ferro che fa da “soffitto”:
sembra che siamo pronti per partire quando iniziano ad arrivare donne samburu con pesanti ceppi di legna e lunghe canne di bambù per costruire le loro manyattas in un altro luogo (..nomadi)..ed era incredibile come una dietro l’altra arrivavano, caricavano, salivano per avere un passaggio fino al luogo destinato alla costruzione del nuovo villaggio.

E durante il viaggio di ritorno mi mettevo a pensare che era proprio una situazione bizzarra: mi ritrovavo in un lorry, su strade di sabbia e con buche, attraversando letti di fiumi vuoti senza ponti e con 150 ragazzi seduti in cima al camion che cantavano a due cori canzoni in kiswahili, mettendoci il ritmo come solo loro certe volte sanno fare.. attraversando la savana con il sole che tramonta: immersi completamente nella natura, incontrando qua e là qualche raro pastore con capre o cammelli, incrociando moranes che con la loro “armatura” camminavano da soli o a gruppetti verso chissà quale meta e che stupiti alzavano la mano in segno di saluto rispondendo ad un camion pieno di ragazzi..e posso capire il loro smarrimento: di solito non si vedono passare macchinee il primo veicolo che vedono magari in quel giorno non è una semplice macchina,bensì un camion..pieno di giovani che cantano!


E dopo una collina ci si para davanti il sole: una palla gialla circondata da un cielo rosa, semicoperto da un albero...questa Africa! Questo istante, che aspettavo da 20 giorni, tanto divulgato da foto, depliants che sponsorizzano l’Africa e la sua wild nature..io ce l'avevo davanti! E come se non bastasse, subito un’altra immagine: gruppetti di manyattas con il sole che tramonta alle spalle, donne che entrano nelle capanne e bambini che giocano con le capre, circondati da una luce rosea..immagini affascinanti.


E la sera, dall’alto delle scale, contemplare la spianata di fronte a noi: in compagnia solo della luce della luna piena sembrava che fossi piccola piccola e contemporaneamente che avessi il mondo in mano. Un senso di serenità, pace, libertà mi hanno pervaso. Sono sicura che mi mancherà Korr, anche tornando a Karen. Quello che è più stupefacente ed a volte incomprensibile è come un posto dove non c’è acqua, non c’è vegetazione, non ci sono macchine che passano, non ci sono bici, fa caldo, la gente vive con il minimo (e a volte neanche quello)...eppure l’enormità della natura ti assale e si mostra in tutta la sua bellezza e superiorità. E sei a contatto con lei. Direttamente a contatto con Dio. E mi viene da pensare a che meraviglia sia la creazione, a che miracolo ho avuto la fortuna di vedere.


..e qui in Kenya, vivendo con la gente e parlando con loro, capisco meglio e apprezzo la calma, la voglia di camminare sotto la pioggia (..sempre se piove..) senza ombrello, a piedi nudi sul prato, la nostalgia d’Africa. Certo, perchè è qui che il tempo è triplicato, è qui che si è a contatto con la natura, è qui che hai la possibilità di parlarci..non in quella gabbia d’Europa. Non in mezzo a tutto quel cemento. Non in mezzo al traffico. Non in mezzo alla confusione. La natura, il vento, il silenzio...this is Africa.

1 comment:

  1. E' questo uno dei motivi per cui,prima o poi, farò Giovani e Missione.
    Andrea

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